di Lorenza Sganzetta, foto di Claudio Morelli
Dagli ultimi brandelli di città ai confini di Milano sud si sviluppa un paesaggio rurale disseminato di campi agricoli e cascine produttive. Siamo in Barona, al limitare delle case popolari note per i cantanti rap e le gare di break dance, e basta girare lo sguardo verso sud per vedere una linea di demarcazione che segna l’inizio della campagna .Proprio quando via Barona si perde in questo paesaggio, si incontra la Cascina Battivacco, azienda agricola a conduzione familiare dal 1965 che produce principalmente riso e carne bovina.
Un tempo qui era tutta area incolta: la chiesa di San Giovanni Bono, conosciuta come “l’astronave”, e la cascina Boffalora segnavano il confine della città. Poi, con l’esplosione urbanistica degli anni ‘70-’80, l’area costruita è arrivata quasi al confine dei campi.

Cascina Battivacco di trova in un’area di circa 500 ettari compresa tra Milano, Assago e Buccinasco, insieme ad altre tre aziende agricole. Sono tutte parte del Parco Agricolo Sud e per questo motivo condividono spazi, si scambiano prodotti e si aiutano tra loro nel momento del bisogno. Tali partnership e approcci collaborativi tra aziende agricole sono parte del tessuto produttivo milanese da tempo ed erano stati rafforzati dall’istituzione dello Sportello Agricoltura e del Distretto Agricolo rurale Milanese già nel 2011.
E’ importante, infatti, sottolinea Lucia Nordio Fedeli, non considerare le aree rurali come dei vuoti da riempire, ma dei luoghi di produzione di valore. Nel produrre cibo, le cascine come la loro, applicano tecniche di produzione sostenibili, producono ambiente e fanno controllo del territorio. Lucia ci accoglie nella frenesia del momento della raccolta e del traffico dei trattori e ci racconta le principali caratteristiche per cui la cascina che gestisce insieme al figlio e a tutta la famiglia, si distingue in termini di scelte sostenibili e agricoltura tradizionale.
Per prima cosa, qui il riso, che sia Carnaroli, Vialone nano o da semina, viene fatto riprodurre “in asciutta”, al fine di limitare le infestanti anaerobiche, ovvero quelle che crescono nell’acqua. Certo, si perde in questo modo il tipico paesaggio del “mare a quadretti” e delle mondine, ma si guadagna in interventi chimici. Inoltre, il riso crodo, che a inizio maturazione lascia cadere i propri frutti a terra in un processo di autosemina, ed è difficile da estirpare, qui viene gestito manualmente e prima che questa caduta avvenga. In questo modo si ripuliscono i campi della cascina, ma anche la campagna circostante, da un infestante dannoso, attraverso tecniche tradizionali.
La Cascina Battivacco produce carne bovina di razza Limousine, riso Carnaroli in purezza, ovvero caratterizzato da un’unica specie di riso (appunto, il Carnaroli), riso da seme certificato, riso Otello integrale scuro, riso Arborio e riso Vialone nano (per accontentare anche chi, proveniente dalla tradizione mantovana, utilizza questa varietà per preparare il risotto, a differenza delle cucine piemontese e lombarda che prediligono l’uso del Carnaroli classico). Hanno 30 vacche fattrici e un toro da cui, tramite monta naturale, nasce circa un vitello all’anno per capo. Si macellano due capi al mese, di cui vengono vendute tutte le parti, anche quelle meno conosciute, come il diaframma o la guancia, e con cui si preparano secondi piatti deliziosi. Nella loro bottega, inoltre, si possono trovare carne di maiale di un produttore esterno a Milano e tanti prodotti confezionati e non, provenienti da altre regioni, come olio extra vergine d’oliva e arance.
Oltre alla scoperta di un luogo che vende prodotti di qualità a due passi dalla città, il racconto di questa realtà ci suggerisce che a Milano ci sono produttori che si prendono cura del territorio, che contribuiscono ad arginare l’avanzata della città, che ricoprono un importante ruolo di monitoraggio ambientale e che non rappresentano una frangia urbana, ma sono La città stessa.
